I modelli ricorrenti

È difficile essere motivatrice quando si sta male.

È difficile scrivere “tu non sei il sintomo, non sei quel pensiero” quando quello che sto facendo da due ore è ripetermi “mi gira la testa gira la testa mi gira la testa” e le ultime ricerche su Google sono state “cervicale giramento di testa – sinusite giramento di testa – covid  giramento di testa”.

Il giramento di testa è stato il primo sintomo, il gong della depressione. Dico il Gong perché ci sono stati diversi campanellini che con il frastuono dei miei pensieri non avevo sentito.
Il giramento di testa è perciò un trauma per me, é inconscio non lo voglio ammettere. Il modello che si è creato nella mia mente è giramento di testa = ansia. 
Mentre prima lo associavo alla pressione bassa, un calo di zuccheri, una qualsiasi malattia terminale, adesso riconduco ogni sintomo all’ansia. Che poi è anche una bella parola… Senti come suona bene: ANSIAAAHHH
Ed è tanto bella quanto la merda che si porta dietro. Sono qui che cerco di consolarmi, di essere gentile con me stessa, di comportarmi come farei con un’amica. Sì, perché non appena si affaccia l’ansia divento dura con me stessa, mi tratto male. Perché al posto di cambiare modello sono qua a dare ascolto ancora una volta a questa maledetta.
Che poi boh, maledetta non saprei: mi ha dato modo di scoprire quanta forza ho dentro. Una forza che da fuori non si può vedere; il muscolo della consapevolezza è visibile solo a chi ti è vicino e a chi c’è passato.
Devo fare quello che in PNL si chiama reframing e cambiare cornice ai quadri della mia mente.
Ma di questo ne parlerò in un post a parte, adesso volevo solo sfogarmi!
Buona ansia a tutti.

La ricerca di due anni


Due anni… Nella vita media di una persona cosa saranno mai due anni? Per me quei due anni sono stati infiniti, stressanti, frustranti. Anni di pianti, domande, litigate. Mi sono davvero chiesta se alla fine stessi cercando di rimanere incinta solo per soddisfazione personale: visto?? sono in grado di creare la vita!!
I primi due o tre mesi di ricerca sono stati tranquilli, sapevo che non ci sarei rimasta al primo colpo anche se in fondo in fondo ci speravo.
Poi inizi a farti delle domande e sei lì lì in procinto di partire con il tour delle visite, esami ed analisi perché per forza c’è qualcosa che non va nelle tue ovaie e nel tuo corpo. Per fortuna mi sono fermata un attimo e mi sono imposta di non entrare in quel circolo vizioso dove avrei trascinato poi anche mio marito. Mi sono semplicemente limitata a fare una visita dalla ginecologa ogni tanto e a provare con i metodi che il buon dottor Google ci consiglia.

“Ascolta il tuo corpo, controlla il muco, misura la temperatura basale, quella esterna e quella in casa, in grado di umidità, le lune, formule matematiche per calcolare se stai ovulando o forse no” e poi ancora “non farlo troppo spesso perché poi i suoi semini diventano acqua, ma non farlo nemmeno poco perché quei semini dopo 70 ore scadono e sono da buttare! Dopo il rapporto mettiti nella posizione della candela per almeno dieci minuti e aspetta mezz’ora prima di farti il bidet!”

Ebbene si, sono tutte cose che ho fatto e sono sicura che lo hai fatto anche tu che stai leggendo.

Inizio a rimproverarmi per essere star troppo fiduciosa per aver voluto aspettare la fine dell’anno per goderci quei pochi mesi di matrimonio appena coronato. Cosa pensavo, di rimanerci subito?? Se avessimo iniziato subito dalla notte delle nozze a quest’ora sarebbe già arrivato!
Stupida, stupida, stupida!

Entro quindi  in un vortice di sensi di colpa, inadeguatezza, frustrazione e malessere (spoiler: solite sensazioni che ti perseguiranno anche dopo la nascita del tuo bimbo. Sei ancora sicura di volerlo??). Fondermi con mio marito ormai era diventato solamente l’atto dell’accoppiamento e nient’altro. Niente coccole e preliminari vari. Avevo in testa solo quello.

Passa un altro Natale con i parenti che ti chiedono ma un nipotino?? E quando mettete su famiglia?? Guarda come state bene con un bimbo in braccio!! “

Inizio a non farcela più e dallo stress mi si blocca il ciclo. Questa cosa mi destabilizza, sia per il fatto in sé che per il fatto che non avevo più riferimenti per poter fare i miei calcoli per l’ovulazione. Non sapevo quindi quale poteva essere il giorno giusto per l’accoppiamento e non notavo cambiamenti di muco cervicale. Altro giro dalla ginecologa: le ovaie si sono un attimo assopite, vanno svegliate per rimettere in moto il meccanismo. Pensa, si erano stufate pure le ovaie.
Dopo la cura di progesterone riprendo la missione ma al secondo tentativo andato a vuoto mi sono detta basta. Inizio ad entrare nell’ottica di passare tutta la mia vita con mio marito. Penso al fatto che continueremo a fare i nostri giri in moto, a passare un weekend rilassante fuori porta, a poter bere un bicchiere in più, a non avere orari… Insomma iniziavo a pensare a tutto quello che ci poteva essere di positivo a non avere figli. Controllavo blog di persone che avevano deciso di non avere bambini e le motivazioni delle loro scelte. 

Ok, mi ero convinta: basta fare all’ammore per riprodursi e via al sesso libero e con la pillola! E ora divertiamoci, yuhuuuu!!!!

Non ho avuto nemmeno il tempo per parlarne con mio marito: il ciclo non arriva, è in ritardo, sono passati 20 giorni ma ci sta, ho il ciclo talmente irregolare.. La tensione che avevo al seno da qualche giorno però mi ha fatto venire un mezzo dubbio per cui decido fare per l’ultima volta la pipi su quel cartoncino malefico (si, non è stata la solita scena da film con i test digitali tutti fighi. Per risparmiare avevo preso quelli canadesi). Prima lineetta e ok… faccio un po’ di cavoli miei, torno in bagno e vedo un’altra lineetta più chiara.. Talmente chiara che inizio a stropicciare gli occhi perché penso di essere allucinata o di vedere l’aura della linea di controllo. Porca puttana. La reazione non è stata proprio quella che avrei voluto nei mesi precedenti. Ormai ero entrata così tanto nell’ottica del sex for fun che ci sono rimasta quasi male.
Non riesco a ricordare che tipo di sensazione fosse, ma non lo sapevo nemmeno allora. 
Sapevo solo che ero incinta e che la mia vita stava iniziando a cambiare per sempre.

Perché questo bisogno di avere una famiglia?


“Avere una famiglia è sempre stato un mio grande desiderio”… Ma perché tutta questa voglia di diventare una balena, di non sfondarsi più di sushi, di avere le smagliature e soffrire come un cane per dare al mondo una piccola creatura che non ti farà mai più dormire per sette ore di fila, che ti farà dire addio ai tuoi profumatori alla lavanda per dare spazio a pannolini farciti di pupù santa e facendoti dimenticare cosa vuol dire fare una doccia di dieci minuti?
Non te lo sai spiegare, eppure lo vuoi. Lo vuoi con tutta te stessa


Quando io e mio marito abbiamo deciso di mettere su famiglia lo abbiamo fatto senza porci troppe domande, lo volevamo e basta.
Per gli uomini non é complicato come per noi (in tutti i sensi!!): l’avere un figlio per una donna ad un certo punto diventa una vera e propria missione. E allora lì partono le domande: ma perché non rimango incinta? ma lo voglio davvero? e perché lo voglio?

Ho iniziato a fare ricerche su Google perché io stessa non sapevo spiegarmi il motivo per cui volere tanto un figlio e perché continuavo a rimanerci male per i miei miliardi di test negativi.
Ho trovato diverse risposte: dal genitore che vuole avere un figlio per avere un cucciolo tutto suo da accudire, chi lo fa perché è il naturale corso della vita..si diventa maggiorenni, ci si fidanza, si compra casa, ci si sposa e si mettono al mondo dei figli. Chi lo fa per continuare con la dinastia del proprio cognome in modo che non vadano estinti, c’è la persona che scarseggia di autostima e avere una creatura dipendente da te ti fa sentire forte.


Ognuno di noi si potrebbe ritrovare in ognuna di queste tipologie di persona, me compresa…ma alla fine è una cosa talmente naturale e spontanea che non c’è bisogno di dare nessuna spiegazione, nemmeno a te stessa.

Lady Ansia

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Perché questo blog?

Questo blog in origine nasce dal bisogno di condividere la mia esperienza per essere d’aiuto alle mamme che stanno passando un periodo difficile dopo il parto.
Piano piano si è trasformato in qualcosa di più del semplice supporto di questo momento per noi donne molto delicato: vuole essere anche uno spazio di ispirazione, motivazione e di crescita personale. Un percorso che ho iniziato e sto continuando a percorrere.

Se sei finita su questa pagina probabilmente non te la stai passando bene. Che sia depressione post-partum o questo “baby blues” che fino a qualche anno fa non si sapeva nemmeno che cacchio fosse non temere: SE NE ESCE.


Durante le mie ricerche, oltre ad abbattermi ancora di più leggendo su siti qualunque di quanto “sfortunatamente se ne può uscire dopo mesi e anni e secoli” mi sono imbattuta anche in forum di persone reali che hanno parlato o chiesto consigli su questo maledetto mostro.

Leggere le parole di donne che hanno sofferto o stanno ancora soffrendo mi hanno fatto sentire meno sola ed è quello che vorrei fare io adesso: condividere il dono della rinascita che ho ricevuto.
Questo blog vuole essere un posto di condivisione, un posto sicuro dove ognuno possa parlare delle proprie paure e confrontarsi.
Con questo blog voglio raccontare con un pizzico di ironia la mia storia, trattando un tema che sembra quasi un tabù, infondendo speranza e spronando le persone a parlare.

Nei mesi in cui sono stata male cercare su Google informazioni di ogni tipo sulla depressione dopo il parto e malattie varie ho avuto modo di scoprire quanto poco si parli di questo disturbo, di quanto sia sottovalutato, di quante donne ne soffrano e di quante non ne parlano per vergogna.

A te che stai leggendo: sappi che sei speciale. 

Che c’è un potere immenso dentro di te. 
Che sei più forte di qualsiasi altra cosa. 
E che non sarai mai solo.

Lady Ansia

Chi è Lady Ansia?

Ciao, sono Lady Ansia.

Sono una ragazza, una donna, ma anche una segretaria, una casalinga, una moglie e una mamma.

Avere una famiglia è sempre stato un mio grande desiderio, e da quando ho messo la fede al dito ho iniziato il mio cammino alla ricerca di una gravidanza.

Inizia la missione: ai primi testi negativi mi sono detta “vabbè amò, è normale, non è che puoi avere subito la botta di culo”. Dai test successivi sono iniziate le paranoie: “sarò io? sarà lui? sono destinata a non avere mai figli? dovrò fare il lavaggio delle tube come mia mamma?”
Quando sono andata a fare la visita di controllo dalla ginecologa speravo che trovasse qualcosa che non andava così da avere una spiegazione, invece nulla.
Lo stress di quel “nulla” al posto di tranquillizzarmi mi bloccò il ciclo per cinque mesi.

Proprio quando avevo deciso di gettare la spugna ed essermi convinta che si poteva vivere benissimo anche in due ecco lì che il ciclo non è più arrivato. E stavolta non per lo stress.

In una normalissima giornata di luglio mi sono detta “ma sì dai, buttiamo nel cesso l’ennesimo test di gravidanza…tanto ho comprato il pacco da venti”.

Quel test è ancora nel primo cassetto del mio comodino, con la sua timida seconda linea rossa.

Le prime settimane sono passate con mille paure tra cui quella che tornassero gli attacchi di panico di cui avevo già sofferto, ma evidentemente erano solo gli ormoni.
L’ansia ha presto lasciato il posto alle nausee e ai primi kg persi, ma non preoccupatevi: li ho ritrovati tutti e nel frattempo si erano riprodotti anche loro.

Una gravidanza bellissima, un parto da manuale, finalmente torno a casa con il mio bimbo e…. “vissero tutti felici e depressi”